IL BOSCO
Per Ruth e Nick, i protagonisti della pièce Il Bosco, l’interrogativo essenziale è la possibilità degli uomini di essere liberi e di riuscire ad amare. La risposta provano a darla i due personaggi, che decidono di allonatanarsi dal frastuono della città per qualche giorno, rifugiandosi nella pace di una casa sul lago, completamente immersi nella natura. I due sono convinti che il silenzio li aiuti nella scoperta reciproca, come se il caos cittadino impedisca agli individui di ascoltarsi. Nick ricorda i periodi passati in campagna da ragazzino e la convinzione ancora valida di poter vivere veramente soltanto in quell’ambiente. Nick e Ruth sono alla ricerca di autenticità e credono di trovarla nell’aria pura, nel silenzio del bosco, nel volo degli uccelli.
“La metafora della natura è onnipresente. Mamet evita ogni psicologismo, colloca i due protagonisti in una villeggiatura dell’‘anima’, intreccia i loro pensieri con quelli della Natura. E’ una natura misteriosa, insondabile, a tratti perturbante, inquietante, feroce. Respiriamo insieme a Ruth e Nick, immaginiamo attraverso i loro occhi, ci interroghiamo sulla natura umana e sui rapporti tra gli individui, sullo scarto fondamentale tra solitudine e convivenza, tra sentimento e desolazione”, racconta Mingarelli. “La regia di questo spettacolo cerca di sottolineare per evocazione, più che per descrizione, il rapporto che Mamet stabilisce tra Natura e Uomo. Pochi elementi di scena significativamente essenziali, scelti per tracciare, come in un gioco di scatole cinesi, un confine superabile, omogeneo, tra esterno e interno. Ogni stanza conduce a un’altra stanza, in un gioco di specchi fra interiorità ed esteriorità oggettiva e soggettiva, del mondo che ci circonda e del nostro animo. La direzione degli attori punta a evitare ogni traccia di minimalismo espressivo, ma punta sulla dolente carica espressiva dei corpi degli interpreti, nella ricerca di un equivalente ‘Naturale’ degli sconvolgimenti climatici cui i personaggi assistono nella loro strana, inquietante, villeggiatura”.
regia
Antonio Mingarelli
produzione Teatri delle Plebe e PianoinBilico
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con Silvia Giulia Mendola e Alberto Onofrietti
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luci Arnaldo Ruota
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Si ringrazia Angelo Nigro